Struggente rombo di moto per l’addio a Salvatore Borrello

La chiesa del Sacro Cuore di Catanzaro Marina è stata teatro di un secondo consecutivo tragico commiato. Dopo quello ad Anna Rita Bruscaglin del giorno prima la comunità del quartiere ha stretto nel suo commosso abbraccio ideale per l’ultima volta il 47enne Salvatore Borrello, il centauro rimasto vittima di uno scontro a poche centinaia di metri proprio alla vigilia di Ferragosto.

Oltre alla moglie ed alla giovanissima figlia uno stuolo di parenti, amici ed anche semplici conoscenti presenti ai funerali del giovane. Di particolare significato decine di centauri, con in testa quelli del gruppo di cui Salvatore faceva parte “I Scasedati di Amaroni” che hanno accompagnato il feretro dall’obitorio del Mater Domini alla Dulbecco (Germaneto di Catanzaro) alla parrocchia di Lido e da qui al cimitero.

Punto centrale della celebrazione, officiata da padre Rocco Predoti, il passo evangelico delle Beatitudini. “Questo passo si allinea con la persona di Salvatore come tanti di voi mi hanno descritto in questi giorni – ha detto il Superiore nella omelia –  E’ bello vedere come Gesù parla a voi, con parole che forse nessuno vi dice. Le parole di questi giorni sono ‘poverino’, ‘che tragedia’, ‘mi dispiace’, ‘non ho parole’,  Gesù invece si alza in piedi e dice “Beati” e poi ha il coraggio di dire una parola in assoluta controtendenza “Rallegratevi ed esultate”.  Credo che se Salvatore potesse parlare in questo momento vi direbbe proprio questo: la persona allegra e positiva che lui era tutto vorrebbe tranne che questo giorno sia di dolore.

Abbiamo acceso una luce ai piedi della bara, è la stessa che abbiamo acceso quando è stato battezzato: è la luce della sua resurrezione, quella che mai si spegne. La luce è Gesù che ha preceduto Salvatore nella resurrezione.

Voi continuate ad amarlo Salvatore? Chi lo ha conosciuto poco magari tra qualche tempo lo dimenticherà. Ma chi lo ha amato davvero continuerà a farlo sempre, come Cristo ci ama sempre.

Poco fa mi sono fermato a leggere qualche pensiero che avete lasciato sul libro delle presenze – ha continuato padre Rocco – e mi ha colpito che la parola più ricorrente sia ‘sorriso’.  La morte non può essere l’ultima parola detta su Salvatore: l’ultima parola dev’essere l’amore. Tocca a voi custodire quest’amore, tocca a voi dispensare i suoi sorrisi. Voi giustamente potreste rispondermi: come si può avere il sorriso in una casa segnata dalla morte? E’ la gioia di Cristo, quella che passa dalla croce,  scende a fondo nel dolore.

Ho chiesto in modo esplicito ai motociclisti di stare con me sull’altare, come rappresentazione della libertà che Salvatore aveva andando sulla moto. Chi è motociclista sa bene cosa significa, ben diverso dall’andare in auto. Si è vero, è pericoloso. A lui è costato parecchio. Ma certamente è un modo di vivere la vita nel segno della libertà; ma non la libertà di chi fa quello che vuole. La libertà di chi la vita l’affronta a viso aperto. Di chi la vita se la gode perché è un dono. Salvatore ci dice vivete la vita, vivetela bene perché è un dono.  Allora non potete ridurre la vita ad un pianto – ha concluso il sacerdote –  anche perché Gesù ce l’ha detto: beati quelli che sono nel pianto perché saranno consolati.  Lasciate andare Salvatore incontro all’amore grande verso Dio, che dell’amore è l’espressione più grande.”

All’uscita palloncini celesti ed un lungo struggente rombo di motori.

 

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